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MARGINALIA | Vite nell’ombra

Del medioevo stupendo, crudo, colorato, fantastico e “alto” conserviamo vestigia inestimabili e, se “il particolare trae il suo vero significato dall’universale che implica” (U. Bosco – G. Reggio), ciò conferma che la compagine di codici, bibbie, salteri e libri d’ore istoriati giunti fino a noi, non possa non essere che un riflesso di quelle grandi cattedrali che si ergevano (e si ergono) puntute per tutta Europa.

Ma, nei libri d’ore come nei codici, la grande bellezza non risiede solo nella res historiata, nei capilettera o nel calendario che ammiriamo poiché raccontano o introducono il programma liturgico ed iconografico al quale strettamente l’artista si doveva attenere. La vera sorpresa sta nei bordi vivificanti dei margini: decorati a ramages con fogline tenere, popolati di creature fantastiche, essi erano il terreno fertile dell’inventiva dell’artista. Una landa vergine per lasciar correre la fantasia, per lasciare la propria firma, per poter creare. E, all’ombra del riquadro perfettamente inserito e sontuosamente miniato, i margini rivelano cose strabilianti e squisitezze mai viste.

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Petrus Gilberti, MS 9002, f. 61, Frontespizio delle CLERES FEMMES del Duca di Berry, BIBLIOTECA REALE DI BRUXELLES.

Perché nell’ombra, ai margini, si ha un punto di vista privilegiato: si osserva senza essere visti e la sorpresa e l’astuzia stanno tutte qui. Forzando un poco il concetto, potrei dirvi che è lo stessa cosa che accade quando si parla con qualcuno il quale non sospetta minimamente che noi sappiamo: che sensazione dà?

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Anonimo, dettaglio F. 1, Sallustio, Catilina, circa 1404, Paris, Bibliothèque nationale, Lat. 9684.

Allargando di nuovo il quadro, ho pensato che i margini brulicanti di vita non siano soltanto quelli dei libri d’ore e dei codici che ho potuto ammirare: quanta piccola storia si affaccia alla grande Storia? Quanti grandi personaggi, esistiti o fittizi che siano, incrociano o stanno vicino a piccoli personaggi dei “margini”? E quanto, poi, questi margini influiscono sui grandi? Che fu di quella Desirée che fece innamorar di sé l’ambizioso Bonaparte?

Le vite nell’ombra sono proprio questo: Mae Welland, a margine della storia di Newland ed Ellen ne “L’Età dell’innocenza” di Wharton non ignorava di certo quanto stesse accadendo, così come la moglie di Randoplh Henry Ash -mentre silenziosamente ripempiva barattoli di marmellate- sapeva perfettamente quanto egli fosse innamorato di Christabel LaMotte in “Possessione” di Byatt.

Più in là, i marginalia o le vite all’ombra dei grandi sono una parte di tutto questo.

Si vive all’ombra dei grandi per scelta: quietamente, silenziosamente, amorevolmente.

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Si vive nell’ombra perché di scelta non ce n’è mai stata ed è sempre stato così, fino a quando, segretamente, non si decide di darsi aiuto per crescere, emanciparsi, far sentire la propria voce.

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Si vive all’ombra di grandi per raccontare cosa succede sopra e sotto le scale e per osservare quanto e come spesso i piani si confondano.

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Si vive all’ombra dei grandi perché un critico ti ha relegato alla casta degli ultimi, e ci si prende una vendetta atroce fino a diventare un doppio perfetto senza pensare che la Grande Storia busserà alla tua porta.

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Si vive per un momento all’ombra dei grandi per l’azzardo della storia.

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E si vive all’ombra per ripararsi da sole e guardare l’effetto che fa…

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BIBLIO LENS:

  • JOHN HARTHAN, Book of Hours and their owners, Thames & Hudson;
  • La miniatura a Padova dal Medioevo al Settecento. Visibile parlare. La Bibbia Istoriata Padovana tra parola e immagine, catalogo della mostra a cura di G. Mariani Canova, G. Baldissin Molli e F. Toniolo, Padova, Palazzo del Monte, 3 – 25 Luglio 1999, Modena, Panini 1999;
  • JOHN HARTHAN, The History of the illustrated books, Thames & Hudson;
  • THE HOURS OF MARY OF BURGUNDY: Codex Vindobonensis 1857, Vienna, Osterreichische Nationalbibliothek, a cura Eric Inglis, Harvey Miller Ed.;
  • BESTIAIRE MEDIEVAL: ENLUMINURES; catalogo della mostra a cura di Marie-Hélène Tesnière, BNF 2005-2006;
  • JURGIS BLATRUŠAITIS, Risvegli e prodigi dell’arte gotica e Il Medioevo fantastico, Adelphi
  • Per i bordi miniati: http://employees.oneonta.edu/farberas/arth/marginal_matters/marginal_matters_home.html

Per ammirare e lustrarsi gli occhi:

    A presto,

    Nichka

    La caccia, il Béarn, l’armi, gli onori

    Che fine  fanno i personaggi letterari che vi hanno accompagnato nelle vostre letture quando eravate bambini, ragazzi, adulti? Forse per la maggior parte di ciascuno rimangono chiusi all’interno di un “cassetto mentale”, pronti ad uscire soltanto quando c’è una risposta da dare ad un ricordo dettato da una domanda precisa, o scaturito da una conversazione.

    Nel mio caso, invece, esistono in una dimensione particolare della mia mente. Si tratta di una geografia mentale ben precisa, uno spazio nel quale dialogano tutti: personaggi storici e quelli che hanno preso vita dalle pagine dei libri, senza distinzione di età, di nazionalità…lingua.

    Per esempio, so per certo che Wendy ha invitato molte volte Alice sull’Isola-che-non-c’è, ma che Alice ha anche sempre declinato cortesemente l’invito poiché di avventure lei ne aveva già avute fin troppe (anche aldilà dello specchio)…per non parlare di quando Wendy propose ad Alice un tea: ad Alice deve essere parso ben poca cosa dopo il tè bevuto con il Cappellaio Matto e il Bianconiglio.

    Dirò di più: quando Holmes vagava nelle brughiere ventose per indagare su quel fattaccio del Mastino dei Baskerville, sono più che certa che nelle ricerche si sia imbattuto in Heatchcliff…e lui, da quel musone rancoroso che era, non gli avrà di certo rivolto la parola…

    Orbene, in questo bizzarro pastiche storico-letterario convivono anche due personaggi che sembrano non avere niente in comune, ma che in realtà si assomigliano più di quanto uno possa pensare.

    Uno è un personaggio storico realmente esistito, Gaston III di Foix-Béarn, detto Fébus o Phébus/Phœbus nato nel 1331 e divenuto conte di Foix nel 1343 e poi visconte del Béarn…biondo come Febo Apollo (ecco il perché del proprio appellativo), ambizioso e terribile, cacciatore  e grande esperto nell’arte venatoria tanto che ne scriverà un trattato che farà epoca. L’altro è un personaggio letterario, che esiste e ritorna di volta in volta nei romanzi che lo vedono protagonista: è Jean-Baptiste Adamsberg, Commissario in forze all’Anticrimine di Parigi, creato dalla penna di Fred Vargas.

    La ragione di questo parallelo sui generis risiede nel fatto che in questi giorni si è chiusa al Musée de Cluny di Parigi una mostra su uno dei più bei manoscritti miniati del XV secolo: ilLivre de Chasse di Gaston Fébus.L’opera, che fu dettata ad un copista tra il 1387 ed il 1389, è  un trattato straordinario sull’arte della caccia, sui metodi, sulla selvaggina, sulla cura dei cani e le loro specie… e dedicato ad un altro grande principe: Filippo l’Ardito.

    Gaston e Jean-Baptiste provengono dalla stessa regione pirenaica della Francia di sud-ovest: il Béarn, e nella Valle dell’Ossau Adamsberg è nato: entrambi sono cacciatori, ciascuno a modo loro. Gaston ne ha fatto un’arte della vita, l’altro un mestiere: è un Commissario di Polizia. Caccia  delinquenti e assassini.

    Il primo ha regole fisse, il secondo nessuna. Il primo è bellissimo, il secondo a vederlo lo si direbbe strano, non brutto né bello: con un volto abbronzato e bruciato dal sole (praticamente fascinoso). Il primo era attentissimo a come muoversi, dote che gli veniva non solo dall’arte venatoria,  ma anche dal fatto che si muoveva in quel gran bailamme crudele che fu la Guerra dei Cent’anni; il secondo cammina, “spala nuvole” lungo la Senna, non pensa molto, ma raccoglie così i propri pensieri…. ed è molto distratto: sono uno antitetico all’altro.

    Eppure, lungo il filo del medioevo e sotto il cielo del Béarn, dar la caccia è la ragione di vita per entrambi. Se poi vogliamo anche parlare del personale rapporto di Adamsberg col medioevo, occorre anche dire che egli ha una visione tutta particolare della cattedrale di Strasburgo….ma per questo ed altre storie vi rimando ai titoli.

    Se anche voi, come me, amate far dialogare personaggi diversi, non potete perdere la lettura di quei meravigliosi libri che sono:

    Alberto Arbasino (e altri), Le interviste impossibili e Nuove interviste impossibili, Bompiani (ne ho una edizione vecchissima!)

    Jasper Fforde: Il Caso Jane Eyre; C’è del marcio; Persi in un buon libro; Il Pozzo delle trame perdute, Marcos y Marcos Editore;

    Ed ancora: Eileen Favorite, il bosco delle storie perdute, Elliott Editore;

     Su Gaston Fébus ed il suo Livre de Chasse : Armand Strubel, La poétique del la chasse au Moyen-Age, PUF;

    Armand Strubel, Gaston Phébus et l’intelligence des bêtes, Champion

    The hunting book of Gaston Phébus : manuscrit français 616, Paris, Bibliothèque nationale / introduction by Marcel Thomas and François Avril ; commentary by Wilhelm Schlag;

     Per  conoscere Jean-Baptiste Adamsberg:  FRED VARGAS, L’uomo dei cerchi azzurri; Parti in fretta e non tornare; Un po’ più in la sulla destra; L’uomo a rovescio; Nei boschi eterni; Sotto i cieli di Nettuno; Scorre la senna; Un Luogo incerto; La cavalcata dei morti, tutti EINAUDI.

     BUONA CACCIA!!!

    A presto,

    Nichka