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Un affaire de femmes | Un affare di donne

Le opere d’arte hanno genesi disparate: nascono per voleri ed idee; per committenze, gusti e desideri; hanno vita propria poiché “ [l’opera d’arte] è un tentativo verso l’unico; s’afferma come un tutto, come un assoluto; e, nello stesso tempo fa parte di un sistema di relazioni complesse” (Focillon).

Le opere d’arte viaggiano, fisicamente e metaforicamente, e forse la bellezza di quanto del passato giunge fino a noi risiede nella storia e nella geografia che ad esse si cuce addosso. Sono mappe anzitutto: passaggi di mano in mano e di collezione in collezione, fino (forse) all’approdo in un museo, in un deposito di un museo, in una casa privata..o all’incanto.

Tuttavia, anche se sradicate dal contesto spaziale per il quale sono state concepite, le opere d’arte trattengono una peculiare duplice natura che le rende sia “temporali”, poiché forme di figlie di un determinato contesto e di “relazioni complesse” (quelle più su citate) sia “in-temporali”, poiché, essendo forme d’arte e tentativi verso l’unico, si affermano, nuovamente – come dice Focillon- in assoluti.

Però, a volte, il destino gioca un ruolo determinante nelle categorie spazio-temporali e nelle mappe che i dipinti (e le opere d’arte più in generale) si portano appresso: e non può non essere  stato se non un cinico gioco del destino quello che ha portato sulla stessa parete di un museo due donne che nel volgere di pochi anni resero felice le notti e i giorni di Sua Maestà Luigi XV di Francia.

La Marchesa de Pompadour e la Belle Morphy, già incontrate in qualche post fa, stanno vicine vicine sulla parete alla Alte Pinakothek di Monaco, nell’ala riservata alla pittura del Settecento. Quando, rivedendole, dopo anni, lì, l’una accanto all’altra di nuovo assieme, non ho fatto altro che pensare agli intrecci della piccola e della grande Storia, a come sia potuto mai accadere. E poi ho pensato a quelle due donne, una scolarizzata e l’altra no (o quel tanto che bastava a non interferire con l’ingegno della favorita); l’una che ha scelto l’altra; l’una che ha fatto in modo di non essere dimenticata finché l’altra aveva dalla sua la freschezza della giovinezza; l’una scaltra come l’altra: ciascuna col proprio fascino e le proprie arti di seduzione: mente e corpo.

Madame_de_Pompadour_1756_Alte PInakothekFrançois Boucher, Ritratto di Madame de Pompadour, 1756, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera

A vederli di primo acchito i due dipinti accostati sembrano stridere, pur se la mano di Boucher li accomuna sapientemente e, seppure  distanti per concezione, destinazione ed impianto sono lo specchio di un’epoca: come, del resto, lo sono tutte le opere d’arte.  E se Madame è di tutto punto abbigliata di satin verde magistralmente punteggiato di rosa -affinché la tavolozza non sia fredda- la Belle Morphy,  audacemente svestita e colta in quel momento che sta solo a noi decidere se è “prima” o “dopo”, è un inno alla vitalità di quelle “seriche coltrici” di memoria pariniana che non possiamo non citare. Di nuovo mente e corpo.

François_Boucher,_Ruhendes_Mädchen_(1752)_-_02François Boucher, Odalisca Bruna (La Belle Morphy), 1752, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera

Però, più in là della studiata composizione, della bellezza -erotica e no- e più di quanto possiamo scrivere su ciò che vediamo e ciò che percepiamo, mi interrogo sui rapporti tra le donne e  sul ricco ventaglio di relazioni che le donne tessono fra di loro. Mi interrogo sul rispetto, le astuzie, le raffinatezze del fascino,  il bene, la competizione, le invidie, gli odi implacabili,  la memoria di tutto e la memoria di niente; in buona sostanza, tutto ciò che ci rende capaci di praticare “quell’arte impossibile di essere donne”, come ben scrivono nel loro libro Tania Kindersley e Sarah Vine  (Einaudi). Brave quanto Ginger Rogers, che faceva tutto quello che faceva Fred Astaire, ma all’indietro e sui tacchi a spillo.

Tra le donne nascono sodalizi straordinari basati su empatia, reciprocità, rispetto ed amicizia, ma vi sono odi che attendono anni per una vendetta come si deve; orgogli tali che, se paragonati, quello di Lizzie Bennett e di Darcy  è davvero acqua fresca. Competizioni, rincorse, rancori, ma anche tanto amore.

Non penso vi sia risposta al perché siamo così: lo siamo punto e basta poiché siamo umani, fragili, pieni di passioni e di paure: animali sociali. Femmine, però. Astutamente femmine.

N.B. Questo post era stato concepito come un’ode al boudoir, nell’idea di poter creare un profilo olfattivo per il fascino tutto particolare che le due opere d’arte mi suggerivano: per questo ci vediamo al prossimo post!

A presto,
Nichka

BIBLIO LENS

  • HENRI FOCILLON, Vita delle forme seguito da Elogio della mano, Einaudi;
  • Per il Settecento e le arti : ORIETTA ROSSI PINELLI, Le Arti nel Settecento Europeo, Einaudi;
  • Per l’arte di essere donne, per lo stile e il corollario che aiuta, più in là, la scultura di sé e quel quant’altro che è l’insostenibile leggerezza dell’effimero rimando (giusto uno spunto) a:
  •  TANIA KINDERSLEY- SARAH VINE, All’indietro sui tacchi a spillo. L’impossibile arte di essere donne, Einaudi;
  •   MICHEL ONFRAY, La scultura di sé. Per una morale estetica, Fazi editore;
  • INES DE LA FRESSANGE, La parigina, Ippocampo editore;
  • REBECCA MOSES, A life for style, Monacelli Press;
  • ANDREA LINETT, I want to be her! How friends and strangers helped shape my style, Abrams Image ed.;
  • BENEDETTA CRAVERI, Amanti e regine. Il potere delle donne, Adelphi.
A presto,
Nichka

Les délices du boudoir │ La Marquise et son peintre

DALLA MARCHESA DE POMPADOUR AL PITTORE FRANÇOIS BOUCHER                                                                                                     Mio caro Boucher! Perdonate se rispondo soltanto ora alle Vostre ripetute missive: so che mi cercate per quel progetto di cui dobbiamo discutere, ma Voi ben sapete quanto mi sia difficile in questo momento lasciare Sua Maestà: i numerosi impegni che lo vedono coinvolto nell’amministrazione del Regno non gli danno mai tregua e, Voi sapete quanto Egli, in alcune questioni, si affidi a me. Quello che mi preme, però, è solo allietare il cuore di Sua Maestà affinché egli non abbia a tediarsi di tutte le gravose incombenze che il ruolo di Sovrano gli impone. Perciò, vi prego, non dubitate affatto che io mi possa dimenticare del nostro progetto. Anzi, penso che nel volgere di poche settimane Voi possiate raggiungermi a Versailles per iniziare a disegnare al più presto.

Frattanto, caro Boucher, è sempre con spirito lieto che torno da Crécy: non potete immaginare la delizia che provo nel ritirarmi nel mio boudoir ed ammirare, a volte in solitudine, a volte no (riuscirete a mantenere questo piccolo segreto ?) i pannelli che avete decorato per me.  Devo confessare che l’invenzione di questo andito così abilmente disposto all’interno dei palazzi è come un “piccolo paradiso molto terrestre*”. I Vostri pannelli con le discipline del sapere sono un così meraviglioso invito alle letture che difficilmente condivido l’opinione di chi pensa (Voi sapete bene che le voci corrono a Corte, ma anche fuori) che il boudoir sia solo un luogo deputato alla voluttà. Non lo è forse anche dedicarsi al sapere, una forma d’amore voluttuosa?

Per mio conto, ormai, dedico molto del mio tempo alle letture più diverse, affinché Sua maestà abbia sempre un argomento nuovo di conversazione: ecco, caro Boucher, dove risiede la vera vocazione del boudoir: nel far fronte al tedio, alla noia. Ci pervade, caro Boucher, ed è davvero difficoltoso trovare delle distrazioni. Così, giacché di distrazioni si tratta, sarete deliziato dal sapere che la Contessa de Luynes ha definito i Vostri pannelli a Crécy come delle scene con “i bambini rosa e azzurri”.     Suvvia , caro Boucher, non Vi adirate, in fin dei conti è pur vero che nella Vostra tavolozza il rosa è un colore che padroneggiate con maestria.   Ebbene, si è fatto tardi, e Vi prometto che Vi scriverò nuovamente e presto per concordare con Voi il nostro incontro a Versailles. Non abbiate timore, so già che insieme faremo grandi cose.

Sono a firmarVi, sempre amicalmente devota, Madame de Pompadour

Dalla Reggia di Versailles, Dicembre 17….

DAL PITTORE FRANÇOIS BOUCHER ALLA MARCHESA DE POMPADOUR                                                                                           Vostra Grazia mi fa sempre un onore nel rispondere alle mie lettere: per il Vostro progetto ho già predisposto degli studi per le mani che presto sottoporrò alla Vostra attenzione, è però vitale che Vostra Signoria possa convocarmi quanto prima a Corte affinché possiamo discutere “la grandezza” del Vostro progetto. Sono sempre molto lieto nell’apprendere che il Vostro boudoir  è un luogo paradisiaco nel quale poter sollevare la mente e lo spirito. Ho recentemente avuto delle commissioni per dei soggetti da mettere in qualche boudoir, ma trovo sempre che la Vostra scelta sia la più adeguata.

Ho l’onore di essere, con grande riconscenza, il sempre Vostro fedele amico, François Boucher

Dall’atelier del Louvre, Parigi 17…

DALLA MARCHESA DE POMPADOUR AL PITTORE FRANÇOIS BOUCHER                                                                                                   Caro Boucher, Voi sapete che non mi sfugge niente e so perfettamente a quale opera Vi state riferendo: non si tratta forse di quella Odalisca Bruna che, coricata sul ventre, attende un amante in una alcova che immagino sarà delicatamente soffusa, pronta a ricevere adeguatamente gli assalti d’Amore?       Suvvia, caro Boucher, mi fate un torto se pensate che io nonsappia né a chi né e cosa quell’opera si riferisca. E, mi permettete un complimento, che delizia quell’opera: devo ammettere che la giovinetta è sottilmente carnale, e Voi siete un pittore libertino! Quel Vostro disordine ben calcolato, le coltri ben sfatte….non si può dire che Voi non padroneggiate con dovizia ogni tonalità di rosa.

Vedete, mio caro amico, quella odalisca bruna che avete così mirabilmente dipinto è una giovane cerva che ho personalmente scelto affinché Sua Maestà abbia di che potersi distrarre e cacciare nel giardino deputato a quella caccia nella quale -per i motivi accennatiVi in qualche lettera fa- non ci viene più chiesto di far da preda.

F. Boucher, Odalisca Bruna, 1752, Alte Pinakothek, Monaco

Si chiama Louise O’Murphy, è una giovinetta che canta bene ed è sufficientemente bella per offrire le proprie grazie a Sua Maestà che, mi par d’aver compreso, abbia molto gradito.         No, caro Boucher, non soffro perché una giovane donna ha preso il posto di favorita: non nego che un tempo io non ne fossi compiaciuta, ma a Corte ci si annoia presto e Sua Maestà ha sempre bisogno di nuove conoscenze.  Perfino Madame de Hausset, mia fedele femme de chambre e dama di compagnia mi ha chiesto se me ne fossi avuta a male della nuova favorita, ma no, la giovane cerbiatta è giovane e fresca ed io ho affinato ben altre arti.  Dimenticate, forse, che quando il Re ed io ci conoscemmo alla festa all’Hôtel de Ville io mi abbigliai come Diana Cacciatrice: noi donne abbiamo sempre delle frecce al nostro arco…

Ma Sua Maestà mantiene con me una tenera amicizia di cuore e di intelletto che trovo difficile possa essere scalfita da una mia gelosia per queste giovani prede: sfioriamo come le rose, mio caro Boucher, ed è mio compito mantenere vivi gli interessi di Sua Maestà con la musica, le letture il teatro e le conversazioni: è questo che più mi importa ed è per questo che mi vedete sempre con un libro in mano.  Ho la grande fortuna che i nostri appartamenti siano vicini, così, ogniqualvolta Sua Maestà desideri conversare con me, Egli lo può fare: dubito molto, che la gionetta favorita conversi amabilmente.

E noi, caro Boucher, riserviamo al boudoir le delizie dei giorni che ci rimangono. Per ora Vi saluto, il tempo stringe e devo incontrare un nuovo Maître Parfumeur et Gantier: gli ho commissionato gigli e rose per la nuova fragranza, che dite, Boucher, ci saranno fiori nel ritratto?

Sempre amicalmente Vostra,  Madame de Pompadour

Dalla Reggia di Versailles, 17….

DALLA MARCHESA DE POMPADOUR AL PITTORE FRANÇOIS BOUCHER                                                                                                     Che delizia mio caro Boucher questi studi che mi sottoponete: perfetti!    Lo so, lo so che mi implorate di posare un po’ di più per il nuovo ritratto, ma a breve mi ritirerò a Crécy nuovamente, non potreste seguirmi laggiù? Trovereste l’atmosfera di Crécy sempre pronta ad accoglierVi benevolmente.  Allora è deciso a Crécy per la posa del ritratto.

Sempre amicalmente Vostra, Madame de Pompadour

Dalla Reggia di Versailles, 17….

DAL PITTORE FRANÇOIS BOUCHER ALLA MARCHESA DE POMPADOUR                                                                                           Vostra Signoria carissima, potrei forse nergarVi un simile invito? Vi seguirò al Castello di Crécy per poter così portare a termine il ritratto. I fiori che avete domandato sono già stati disegnati ed occorre però del tempo per ultimare i dettagli del Vostro abito. Che sia a Crécy o a Versailles, il Vostro ritratto è un’opera che presenterò al Salon il prossimo anno, per rendere l’omaggio che Voi, mia cara amica e Musa, meritate.

Sempre il Vostro fedele amico, François Boucher

Dall’atelier del Louvre, Parigi 1756

________________________________________________________  * in Orietta R. Pinelli, Le arti nel Settecento Europeo, 2009, Einaudi , p. 91

FRANÇOIS BOUCHER, RITRATTO DI MADAME DE POMPADOUR, 1756, MONACO, ALTE PINAKOTHEK

Oso dire che quest’uomo non sa veramente cosa sia la grazia, oso dire  che non ha mai conosciuto la verità; oso dire che le idee di delicatezza, onestà, innocenza, semplicità gli sono divenute praticamente sconosciute; oso dire che non ha visto la natura neppure per un istante, almeno quella che è fatta per interessare la mia anima, la vostra, o quella di un bambino bennato, quella di una donna sensibile; oso dire che è senza gusto”.   D. DIDEROT, in J. Assézat, Oeuvres complètes de Diderot, 1875-77, sta inALEXANDRE ANANOFF – DANIEL WILDSTEIN, L’opera completa di Boucher, Collana CLASSICI DELL’ARTE RIZZOLI, 1980, Rizzoli;

Una consumata perizia aggiunta ad una straordinaria padronanza di mezzi fanno di questo splendido (e di grandi dimensioni) ritratto della Marchesa de Pompadour uno degli esempi più fulgidi di quel tenero rapporto che si crea tra il pittore e la propria musa ispiratrice e viceversa. Perché è innegabile che non via sia mano affettuosa nel ritrarre colei che più di tutte protesse Boucher.

Pur inquadrata in un chiaro impianto d’apparato consono al rango che le spetta, con i grandi broccati che piovono dall’alto in un fondale scenico squisitamente lasciato in penombra, la Marchesa è ritratta in un calcolatissimo e affascinante beau désordre che la sacralizza. Una raffinatezza di mano la coccola in ogni centimetro del suo essere dandoci prova della studiata precisione di Boucher nella resa esecutiva dei materiali, dei tessuti (il vestito verde è stupendo e sfido chiunque a negarlo!) dei toni cromatici e di tutta quella straordinaria girandola di dettagli che ci dicono quali fossero i veri interessi di Madame.

Il libro in mano, la teca che raccoglie i volumi rilegati sul fondo, il tavolino col cassetto semiaperto e la ceralacca sono tutti particolari sapientemente disposti per far risaltare non solo la bellezza  della Marchesa, ma soprattutto a darci chiara notizia della natura intellettuale della committente.  Madame, nonostante le feroci Poissonnades a lei indirizzate, fu sostenitrice degli illuministi ed apprezzata da personaggi del calibro di Voltaire ed occorsero tempra notevole, lunghe vedute e poca memoria per restare la Favorita per lungo e lungo tempo…

E siamo davvero sicuri che François Boucher fosse senza gusto?

Questo post, che è un gioco di fantasia, ma che vorrebbe essere anche un invito al viaggio, non avrebbe mai potuto essere concepito e portato a termine senza il prezioso aiuto degli autori, dei Musei e delle risorse online, to whom I am deeply indebted :

MADAME DE HAUSSET, Mémoires de Madame de Hausset, femme de chambre de Madame de Pompadour (trad. Inglese e digitalizzato tramite PROGETTO GUTENBERG)

ORIETTA ROSSI PINELLI, Le arti nel Settecento Europeo, 2009, Einaudi [un saggio straordinario ed una bibliografia eccellente! NdA]

ORIETTA ROSSI PINELLI, Boucher, collana ART DOSSIER, n. 121, 1997, Giunti;

ALEXANDRE ANANOFF – DANIEL WILDSTEIN, L’opera completa di Boucher, Collana CLASSICI DELL’ARTE RIZZOLI, 1980, Rizzoli;

JO HEDLEY, François Boucher: seductive visions, catalogo della mostra, Londra 30 settembre 2004 – 17 aprile 2005, Londra, Wallace Collection;

FRANÇOIS BOUCHER 1703-1770, catalogo della mostra, New York, Metropolitan , 1986;

PIERRE CHODERLOS DE LACLOS, Les Liaisons dangereuses (tr. It Le relazioni pericolose, Mondadori), 1993, Gallimard;

THE FRICK COLLECTION, NEW YORK;

DIE ALTE PINAKOTHEK, MÜNCHEN;

THE METROPOLITAN MUSEUM

http://www.metmuseum.org/toah/hd/bouc/hd_bouc.htm

PROGETTO GUTENBERG

WIKIPEDIA;